Traduzione

martedì 2 ottobre 2012

DAL PALEOCRISTIANO ALLE INVASIONI


L'area di Prato della Valle fu teatro delle persecuzioni ai primi cristiani e qui fu martirizzato intorno al 300 d.C., secondo la tradizione, S. Daniele, uno dei 4 patroni di Padova. Con lui anche S. Giustina che si narra sia stata catturata nel punto dove ora sorge Porta Pontecorvo. 
Tutta la zona a sud della città, da Prato della Valle alla Caput Silvae (la strada Conselvana), ma soprattutto Puteus Vitaliani, (Pozzoveggiani) fu l'area di ritrovo dei primi Cristiani, guidati da San Prosdocimo, primo Vescovo di Padova e suo Patrono. Puteus Vitaliani deve probabilmente il suo nome a Vitaliano, Prefetto della città, convertito al cristianesimo e, forse, padre di S.Giustina.
I confini della città già erano marcati dai canali navigabili che la circondavano e costituivano una barriera agli assalti. Le vie di accesso alla città erano limitate ai ponti come Ponte S. Lorenzo, Ponte Molino, Ponte Corvo, Ponte di San Giovanni delle Navi. All'inizio del V secolo a Padova fu posta un Praefectus Sarmatarum Gentilium, ovvero una delle 13 guarnigioni di Sarmati (guerrieri provenienti dai Balcani) a difesa dell'impero. Probabilmente la guarnigione era di stanza a Sarmeola (Sarmaticula), frazione di Rubano e a Sermazza (località di Vigonovo), entrambe poco fuori città. 
L'inusuale e consistente presenza militare dopo secoli di pace non aiutò però la città a fare fronte all'arrivo delle popolazioni che attraversavano le Alpi. Nel 452-453 la città fu devastata dall'invasione degli Unni di Attila; dal 535 al 553 imperversò la guerra tra Bisanzio e i Goti alleati dei Franchi.Come se non bastassero le guerre e i saccheggi, nel 589 il Brenta tracima violentemente allagando tutto il territorio cittadino e le campagne circostanti. Per capire la portata dell'evento, basti pensare che il corso del fiume deviò, portandosi a nord e il suo posto fu preso dal Bacchiglione. Solo pochi anni dopo, nel 602 d. C., il colpo di grazia arriva dai Longobardi che la rasero al suolo. In quel momento la città viene quasi completamente abbandonata: alcuni si rifugiano a Monselice, altri fuggono verso la Laguna, seguendo il corso del Brenta e si insediano su alcune isole che poi formeranno l'area di Rialto a Venezia.

Santa Giustina

Il grandioso e celebre tempio di Santa Giustina, che secondo alcuni studiosi sorgerebbe sulle rovine di un tempio pagano, è la più importante opera architettonica di Padova e il più antico luogo di culto della città. La chiesa, straordinariamente affascinante per la sua posizione laterale ed asimmetrica rispetto a Prato della Valle, venne fondata intorno al V secolo su un luogo cimiteriale in memoria della martire Giustina, una giovane patrizia cittadina che fu martirizzata nel 304 nella feroce persecuzione di Massimiliano. Secondo la tradizione il padre della martire, Vitaliano, alto funzionario imperiale che pare fosse stato convertito al cristianesimo da San Prosdocimo, fece costruire il primo nucleo della chiesa che sarebbe diventata la sede della prima cattedrale della città cristiana. Alla Chiesa fu annesso successivamente un monastero benedettino e il complesso si arricchì progressivamente di beni e reliquie. Dopo la ricostruzione a seguito del terremoto del 1117, la chiesa fu demolita nel 1502 per dar posto all'attuale colosso, realizzato tra il 1532 e il 1579 da diversi architetti, e in particolare da Andrea Moroni e Andrea da Valle.

 La facciata, che sarebbe dovuta essere ricoperta di marmo, probabilmente bianco, non fu mai portata a termine. Sulla gradinata si possono ammirare due grifi in marmo rosso di Verona appartenenti al portale duecentesco. Furono inoltre necessari 85 anni per arrivare alla copertura del tetto che richiese enormi quantità di denaro e di materiali. Ed è per queste ragioni che quando si pensa ad un lavoro interminabile, si dice: "...longo come a fabrica de Santa Giustina". La facciata in ruvida pietra è d'altra parte entrata a pieno titolo nell'immagine acquisita, in tutto ciò aiutata dall'orizzonte delle otto cupole, che le danno un aspetto rotondeggiante, e dal campanile poggiante sul predecessore medievale, che nasconde interessanti elementi delle fabbriche anteriori e che domina la vastissima mole della Basilica.

Il ricco monastero, che in passato accolse personaggi illustri e papi, fu soppresso da Napoleone Bonaparte nel 1818 e trasformato in caserma e ospedale militare. Ritornò ai monaci nel 1919 e fu eretto nuovamente in Abbazia nel 1943. E' possibile visitarne il Chiostro del Capitolo, costruito nel XII secolo in stile romanico e il Chiostro Maggiore, chiamato anche Chiostro Dipinto per i molti affreschi che lo decoravano. La biblioteca monastica medioevale, con i suoi arredi, i suoi scaffali scolpiti in legno pregiato, le ricche tappezzerie, le raccolte d'arte, incrementate da lasciti e donazioni, e i suoi 80.000 volumi, aveva raggiunto l'apice nel XVIII secolo, ma a seguito di un decreto di Napoleone fu soppressa. Gli scaffali furono portati nella Sala dei Giganti della Reggia Carrarese, ora Liviano, ma purtroppo furono tanti i libri e i capolavori d'arte dispersi.

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